Afrodite

L’Afrodite passò dalla bottega Cavaceppi ai Torlonia e dal Palazzo di Piazza Venezia alla Villa sulla Via Nomentana, dove fu collocata centralmente nella prima nicchia a sinistra dei Falsi Ruderi.
Formata dall’unione di due frammenti, sembra che, nel restaurarla, il Cavaceppi ne abbia modificato l’iconografia, facendola sembrare una ninfa, cambiando la posizione delle braccia e aggiungendovi una conchiglia tra le mani, in previsione di un suo inserimento in una fontana. Questo tipo di trasformazione di statue di Afrodite in ninfe era usuale nell’antichità.
La Venere Torlonia è attribuibile a copisti di età flavia e adrianea, per le caratteristiche dello stile e per il tipo di repertorio proprio di una serie di sculture di questo periodo: il panneggio mosso in cui si notano solchi di trapano, l’ombelico molto marcato, il solco ben visibile che divide nettamente i glutei, la morbidezza e la rotondità delle parti nude.
Se ne è attribuita la realizzazione all’officina di Thasos, il che, se confermato, potrebbe essere un’importante scoperta sulla creazione di nudi femminili al di là della replica dell’Afrodite Knidia di Prassitele.
Molto fortuna ebbe questo tipo di raffigurazione nel collezionismo del secolo XVIII come elemento decorativo delle ville.
Opere della sala
La sala
Nucleo dell’intera struttura del Casino è la Sala da Ballo, che in altezza comprende due piani. Caretti conservò l’impianto architettonico dato da Valadier ma inserì due orchestre laterali e ricoprì ogni parte del salone con dipinti, stucchi, dorature e marmi.