L'opera del mese del Museo della Scuola Romana - marzo 2022

Marzo 2022
Katy Castellucci
(Laglio, 1905 - Roma, 1985)
Ragazza alla finestra (Autoritratto dietro la porta a vetri), 1935-1936 ca.
Olio su tela, cm 110x57
Inv. MSRo 59

Ragazza alla finestra (Autoritratto dietro la porta a vetri), 1935-1936 ca. - Dettaglio

Katy Castellucci si raffigura in questo autoritratto dietro la porta dello studio sulla terrazza della sua abitazione al numero 3 di via Gregoriana, a Roma, vicino piazza di Spagna.
Inquadrata frontalmente dietro l’anta di una portafinestra a vetri, l’artista rivolge sorridendo lo sguardo verso l’osservatore, la mano destra poggiata sulla maniglia, la sinistra sollevata all’altezza del volto in un gesto di saluto. Cerca così un contatto diretto, ma la portafinestra è ancora chiusa e il vetro, per quanto trasparente, costituisce pur sempre una barriera.
Personalità sensibile e tormentata, soggetta nel corso della sua vita a episodi depressivi, raffigurandosi sulla soglia Castellucci sembra rappresentare il riaffiorare di una ritrovata serenità a seguito di un esaurimento nervoso.

Nel quadro di Castellucci un momento di vita quotidiana viene sospeso in una realtà senza tempo, trasfigurato da «un’emozione pittorica», come si legge nel catalogo della prima personale dell’artista tenutasi alla Galleria della Cometa nel 1936, dove il quadro fu esposto per la prima volta.

La grazia timida ed esitante dell’immagine è restituita da un delicato equilibrio tra figura e ambiente, in una composizione semplificante dove la stesura calibrata e uniforme del colore fissa l’immagine in superficie.
Castellucci ci propone «una forma sospesa, incantata, e pure fedele al vero, senza accorgimenti artificiosi, [...] tutta aderente al motivo esistenziale e psicologico del soggetto» (Duccio Trombadori).
L’intensità con cui l’artista vive la pittura, come necessità che pone in secondo piano i riconoscimenti, la porta a dipingere senza compiacere le aspettative del pubblico, realizzando opere connotate da una purezza emotiva e da una forte carica intimistica. Come disse lei stessa: «Quando ci si dedica all’arte è come fare un voto, come entrare in un convento. Un pittore è come un frate, una monaca se è donna; nessun altro interesse o ambiente lo deve distrarre».

Il dipinto rimase di proprietà dell’artista sino alla sua morte, quando passò alla sorella Guenda. Nel 2006 è pervenuto al Museo della Scuola Romana grazie a una donazione di Alessandro Pagliero, nipote dell’artista, e di sua moglie Ernestina.

Katy Castellucci dipinge dilettantisticamente sin dagli anni giovanili, durante i quali si dedica però prevalentemente alla danza. È solo nel 1930, in seguito all’incontro con Mafai e Scipione, che decide di intraprendere la carriera di pittrice, cominciando a frequentare il vivace ambiente culturale della capitale e in particolare i giovani artisti quali Guttuso, Fazzini e Ziveri. Con quest’ultimo stringerà un rapporto amoroso lungo e tormentato, nonché un sodalizio artistico che li porterà a condividere scelte stilistiche. Durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale partecipa alla Resistenza e comincia a dedicarsi all’insegnamento, che negli anni della sua maturità costituirà il suo principale impegno. Tornerà a esporre solo sporadicamente opere di carattere neocubista.

L’opera in questione, particolarmente significativa all’interno del percorso museale, sarà presto sottoposta ad un improrogabile intervento conservativo che dalla seconda metà del mese di marzo, per qualche settimana, la sottrarrà alla vista del pubblico. La sua pubblicazione sul web rappresenta quindi un temporaneo utile strumento sostitutivo alla visita sul posto, oltre che specifica opportunità di approfondimento.

 

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