I mosaici
Nel recupero delle decorazioni originarie del Casino dei Principi vanno certamente menzionati gli elaborati mosaici pavimentali, frutto di quel ritrovato gusto per questa antica tecnica decorativa che ha caratterizzato il primo Ottocento romano dando addirittura vita a una scuola del mosaico, e che ritroviamo nella Galleria e nella Sala da pranzo, eseguiti da Carlo Seni su disegno di Giovan Battista Caretti.
Il mosaico è una tecnica artistica usata per la decorazione di pavimenti, pareti e soffitti rivestiti con piccoli frammenti, più o meno regolari, di materiali eterogenei quali ciottoli, pietre dure, terracotta, vetro, smalti, marmi; a partire dal sec. III d.C., se si eccettua il caso della più antica Domus Aurea neroniana, si farà largo impiego anche di tasselli vitrei con inclusa una lamina d’oro.
Questi elementi, generalmente a forma di parallelepipedi, chiamati abakìskoi dai greci e abaculi, tesserae o tessellae dai romani venivano applicati, secondo un preciso programma decorativo, su superfici murarie appositamente preparate con soluzioni cementanti.
L’arte del mosaico si è espressa prevalentemente attraverso l’uso di tessere quadrangolari, piuttosto uniformi (opus tessellatum) o di lastre di pietre e marmi di vari colori ritagliate secondo i contorni delle figure o composte in forme geometriche diverse (opus sectile). I mosaici pavimentali erano spesso impreziositi da un riquadro figurato centrale (emblema) che veniva eseguito a parte, con tessere minutissime, in laboratori specializzati.
Il Mosaico pavimentale della Galleria, che si presenta come un rettangolo allungato, è profilato da una fascia di bardiglio e suddiviso in tre grandi specchiature quadrate.
Nel riquadro centrale è inscritto un ottagono, che originariamente conteneva un emblema tondo, a mosaico policromo, raffigurante Venere e Marte, poi spostato nella Casina delle Civette e sostituito da una lastra di marmo colorato.
Negli angoli di risulta dell’ottagono, entro quattro esagoni schiacciati, spiccano sul mosaico bianco del fondo altrettante figure di animali, realizzate con tessere gialle di minori dimensioni. Nelle due specchiature che fiancheggiano il riquadro centrale è invece inscritto un cerchio, che si suddivide a sua volta in triangoli e losanghe convergenti verso un tondo centrale, nel quale è raffigurato, a mosaico policromo, lo stemma Torlonia.
Nelle losanghe di maggiori dimensioni, sempre in tessere di mosaico minuto giallo su campo bianco, sono raffigurati putti variamente atteggiati, mentre nelle losanghe minori compaiono, realizzate con la stessa tecnica, le comete dell’araldica Torlonia.
Come nel riquadro centrale, gli angoli di risulta contengono esagoni schiacciati con figure di animali.
Tutte le partizioni geometriche del pavimento della Galleria sono incorniciate da fasce di bardiglio.
Il pavimento della Sala da pranzo, invece, è suddiviso in quadrati, esagoni, triangoli ed otto grandi ottagoni, riquadrati da fasce di bardiglio con controfasce di marmo colorato.
All’interno di questi scomparti geometrici sono rappresentati, a tessere nere su fondo bianco, strumenti musicali, maschere di sileni e, negli ottagoni, quattro menadi alternate a quattro satiri danzanti e musicanti.