L'opera del mese del Museo della Scuola Romana - aprile 2023

Pericle Fazzini
Ritratto di Dario Sabatello, 1934
terracotta, cm 58x49x20

Pericle Fazzini, Ritratto di Dario Sabatello, 1934, terracotta, cm 58x49x20

“L’opera del mese” di aprile 2023 è stata realizzata da Pericle Fazzini, scultore di assoluto rilievo nel panorama artistico del ‘900, al quale attualmente è dedicata una grande mostra al Museo Carlo Bilotti-Aranciera di Villa Borghese di Roma (Pericle Fazzini. Lo scultore del vento, 25 marzo-2 luglio 2023).  
La scultura qui proposta, presente al Museo della Scuola Romana, ritrae il giornalista e gallerista Dario Sabatello (Roma, 1911-1992) che, dopo aver esordito come critico d’arte per il periodico "Il Tevere", apre nel novembre del 1932, appena ventunenne, una galleria d’arte a Roma, in via del Babuino 61. All’epoca della realizzazione della scultura, Fazzini e Sabatello erano in stretti rapporti, dato che il gallerista aveva ospitato l’anno precedente la mostra d’esordio dello scultore, abbinandolo all’amico pittore Alberto. Ziveri.  Fu lo stesso Sabatello ad invitare i due giovanissimi, quando già era in corso la mostra sul pittore Giuseppe Grassi, e a presentarli sulle pagine de “Il Tevere “(30 dicembre 1932): “Due giovanissimi Ziveri e Fazzini, giovani al punto che tutti e due non fanno nemmeno mezzo secolo. Nuovi Oreste e Pilade, si vedono sempre insieme. Ziveri magrissimo, affilato. Fazzini invece piuttosto grasso e, se vi fosse più sproporzione d’altezza, il paragone con gli immortali eroi del Cervantes calzerebbe a pennello”. I rapporti fra Fazzini e Sabatello rimangono saldi anche dopo il 1934, quando la galleria chiude i battenti e Sabatello va negli Stati Uniti, in California, per curare un’importante rassegna di artisti italiani. Un’amicizia che va oltre il noto scontro che nel 1937 vede in opposizione il gallerista, allora direttore della Galleria di Roma, ed il critico Giuseppe Pensabene, a causa delle pesanti considerazioni espresse da quest'ultimo su “Il Tevere” a proposito delle origini ebraiche dell'arte di Modigliani. Il caso finisce addirittura sul tavolo di Mussolini e poi in pretura, dove Sabatello è condannato per percosse e rilasciato con la condizionale. Dopo essere stato esonerato dall’incarico di direttore, Sabatello lascia l’Italia e va a vivere negli Stati Uniti, da dove rientra nel dopoguerra, nel 1947, dedicandosi definitivamente all’attività di produttore cinematografico.
Il “Ritratto di Dario Sabatello”, eseguito dal giovanissimo Pericle Fazzini, si inserisce nella ricca produzione ritrattistica dell’artista, che, dai suoi esordi, coltiva intensamente il genere: la terracotta in questione, datata 1934, (come attestato anche dall’iscrizione riportata sul retro), fa seguito ad una serie di ritratti eseguiti tra il 1931 ed il 1933, tra i quali alcuni dedicati a figure femminili; nello stesso Museo è esposta la versione in bronzo di “Ritratto di Maria Pia” (1933).
 
Da un punto di vista stilistico il ritratto di Sabatello dimostra una ricerca artistica volta alla purezza dei volumi e alla sintesi delle linee, oltre qualsiasi intento puramente ritrattistico, in sintonia con la tradizione più antica, quella rinascimentale, ma, ancora di più, con archetipi cui Fazzini fa cenno nei suoi appunti personali “Io voglio ritrovare l’idolo mediterraneo” (Pericle Fazzini. Ritratto allo specchio, a cura di Letizia Carile, Roma, 1983, pg. 143). Pure nella diversità rispetto ad altre opere coeve, caratterizzate da un maggiore espressionismo e dinamismo della figura umana, tuttavia ciò che accomuna tutta la produzione di Fazzini, nell’arco della sua vita, è una stessa ambizione interiore “Quando concepisco figure umane in scultura, le penso come se fossero formate dall’aria e non facenti parte di essa come noi mortali” (Pericle Fazzini. Ritratto allo specchio, pg. 69).
La scultura in questione, secondo la documentazione reperita, non è mai stata esposta nel periodo centrale dell’attività dell’artista, e solo episodicamente nei suoi ultimissimi anni di vita, ovvero nel 1983 ad Avezzano (Omaggio a Fazzini, XXI, Premio città di Avezzano); nel 1984 (Fazzini e Ziveri, Galleria Nazionale d’Arte Moderna) e, infine, nel 1986 a Viareggio (57° Premio Letterario Viareggio -Repaci. Omaggio al maestro Pericle Fazzini), Modena (Roma 1934, Galleria Civica) e Roma (Roma 1934, Palazzo Braschi). Successivamente alla scomparsa del maestro, l’opera è stata presentata in diverse rassegne. La scultura è pervenuta nelle collezioni del Museo della Scuola Romana nel 2006 grazie ad una donazione dello storico Archivio della Scuola Romana.

Pericle Fazzini (1913, Grottammare (AP) - 1987 Roma)
Nato nel borgo marchigiano di Grottammare, Pericle Fazzini viene iniziato alla scultura nella bottega del padre ebanista, dimostrando un talento precoce. Dopo i primi anni di formazione si stabilisce definitivamente a Roma nel 1930 per intraprendere la carriera artistica, incoraggiato dal poeta Mario Rivosecchi.
Nella capitale rimane affascinato dal barocco romano e osserva l'opera di grandi scultori quali Medardo Rosso, interessandosi poi anche ai maestri del XIX secolo come Rodin, Maillol, Bourdelle. Frequenta la Scuola libera del nudo e si inserisce rapidamente nei circuiti artistici della città, costeggiando gli ambienti della Scuola romana. Vince una borsa per il Pensionato artistico nazionale nel 1932 con il rilievo Uscita dall'arca e l’anno successivo espone alla Galleria Sabatello con l'amico Alberto Ziveri, riscuotendo i primi consensi. In questo periodo si apre per Fazzini la stagione prolifica del ritratto ligneo (Ritratto di Birolli, Ritratto di Costa).
Seguono anni puntellati di successi, tra cui l'acquisizione del Ritratto di Anita da parte del museo Jeu de Paume di Parigi e la vittoria di un “premio aggiunto” per le opere Danza e Tempesta alla Quadriennale di Roma del 1935.
La perdita della borsa per il Pensionato segna un periodo di difficoltà economiche e personali, che si conclude con la realizzazione del gruppo Momenti di solitudine - del quale fa parte il Ragazzo che declama, di reminiscenza classica -, esposto alla Biennale del 1938. Tra le opere più toccanti di questo periodo, il Ritratto di Ungaretti del 1936, “gravato, colmo di interiore pathos” (A. Buy). Il poeta, che definisce Fazzini “scultore del vento”, è immortalato contemporaneamente dalla scrittrice e pittrice Anita Buy, che sposerà Fazzini nel 1940.
Malgrado le ristrettezze economiche e la partenza per Zara, nel periodo bellico egli si concentra sulla produzione di bronzetti - sculture di piccole dimensioni raffiguranti danzatrici, animali, acrobati - e realizza opere sul tema della guerra, come il Fucilato, esposto alla Quadriennale di Roma del 1951-1952 ed acclamato dalla critica.
Durante la prima metà degli anni Quaranta realizza il Ragazzo con i gabbiani, opera lignea iconica, tra le più alte testimonianze della scultura del XX secolo. È tra i fondatori dell’Art Club e aderisce brevemente all'esperienza del Fronte Nuovo delle Arti, esponendo alla prima mostra del gruppo nel 1947.
Gli anni Cinquanta sono segnati da una significativa apertura della sua attività espositiva verso l'estero, in particolare negli Stati Uniti (è presente alla celebre Galleria Jolas di New York nel 1952), e da diverse esperienze nel campo della scultura monumentale. Sarà nei decenni successivi anche molto apprezzato in Giappone.
A Roma, nelle sale di Palazzo Barberini, si tiene nel 1951 una vasta retrospettiva a lui dedicata e nel 1954 l'artista riceve il primo premio per la scultura alla Biennale di Venezia.
Alla metà dei Sessanta vedono la luce le prime intuizioni plastiche del suo capolavoro monumentale: la Resurrezione della Sala Nervi in Vaticano. Commissionata da Paolo VI all'indomani del Concilio Vaticano II l'opera, conclusa dal maestro con il massimo impegno spirituale, creativo e fisico nel 1975, rappresenta il trionfo di Cristo che emerge dall’esplosione di una bomba atomica. A seguito della trombosi che lo colpisce poco dopo la conclusione della scultura i viaggi verso Grottammare diventano più frequenti. Durante gli anni Settanta e Ottanta l'artista continua a lavorare, dedicandosi con particolare intensità alla creazione di pastelli e di piccoli bronzi. Provato dalla malattia, Pericle Fazzini muore a Roma nel 1987.
Conservate nei maggiori musei di tutto il mondo, le sculture di Fazzini trovano oggi spazio in importanti collezioni private e pubbliche nazionali ed internazionali, come il Moma di New York, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la Guggenheim Collection di Venezia, il Centre Pompidou di Parigi e il Momat di Tokyo.

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