L’opera del mese Museo della Scuola Romana - maggio 2023

Roberto Melli
Vaso con giacinti (Fiori di campo)
1940, olio su tela, cm 60x47

Roberto Melli, Vaso con giacinti (Fiori di campo), 1940, olio su tela, cm 60x47

Il dipinto raffigura una natura morta con vaso di fiori lilla e pochi altri oggetti posti di fronte ad una parete coperta da un panneggio. La composizione è essenziale: oltre al vaso marrone e tondeggiante, appaiono una scatola scura, una sagoma rettangolare rossa e tre corolle cadute dal mazzo di fiori. E’ chiaro che l’intento dell’artista non è descrittivo; egli non desidera rappresentare la bellezza dei fiori o l’esatta forma delle cose; riesce invece a restituire all’occhio dello spettatore l’armonia d’insieme di un interno dai toni caldi, delicati e vibranti, in un’atmosfera senza tempo. L’opera è firmata e datata “1940”. Essa si inserisce nella produzione degli anni più difficili della vita di Melli, quando questi è costretto ad assentarsi dalle attività pubbliche a causa delle leggi razziali del 1938 che, viste le origini ebraiche del pittore, lo privano dei diritti civili e quindi della possibilità di partecipare alle mostre, portandolo all’isolamento e a subire molte difficoltà economiche fino al 1944. In questi anni Melli continua tuttavia a lavorare, realizzando numerose opere, fra cui diverse nature morte, uno dei suoi soggetti prediletti. L’opera qui presentata è stata esposta nel 1947, con il titolo “Fiori Lilla”, alla Galleria del Secolo a Roma, nella prima personale dedicata a Melli dopo il lungo periodo di isolamento. Successivamente, è nuovamente inserita tra le opere in catalogo nella personale tenutasi nel 1950 presso la Galleria La Strozzina di Firenze, dove risulta essere di proprietà di Amerigo Terenzi, importante promotore della vita artistica romana, collezionista e responsabile editoriale del PC. Dal 2006 l’opera si trova al Museo della Scuola Romana di Villa Torlonia - dove è pervenuta con il titolo “Vaso di giacinti” - grazie alla donazione di Claudia Terenzi, figlia di Amerigo e nota storica dell’arte, tra le ideatrici dello stesso Museo. Con il titolo “Fiori di campo”, il dipinto in questione è stato anche esposto nella sala personale dedicata all’artista nell’ambito della Biennale di Venezia del 1954. Nello stesso anno il critico Maurizio Calvesi, in un’importante monografia dedicata a Melli, scrive: “Il senso magico, di leggera, quasi esilarata accensione fantastica, che si legge in queste nature morte […] è la versione che poteva darcene la personalità di Melli, che, quasi in riscatto della sua dolorosa umanità, è tutta orientata verso una struggente penetrazione dell’oggetto per mezzo del colore, come se indagasse il lato segretamente felice delle cose.” (Calvesi M., “Roberto Melli”, Roma 1954, p. 47, ripr. n. 52)

Roberto Melli (Ferrara, 1885 - Roma, 1958) nasce in una famiglia di commercianti ferraresi di origini ebraiche. Studente di ragioneria destinato ad entrare nell’attività di famiglia, si appassiona tuttavia all’arte sin da adolescente, iniziando a studiare pittura privatamente. Dal 1902, trasferitosi a Genova dove vive la sorella, lavora come apprendista intagliatore, frequentando al contempo l’ambiente culturale della città. Qui conosce, tra gli altri, lo scultore Giovanni Prini e l'intagliatore di legno Carlo Turina, che lo avvia all’arte della xilografia. Con questa tecnica collabora nel 1906 alla rivista Ebe, pubblicata a Chiavari. Il giovane Melli si dedica anche alla scultura ed esegue in questi anni il ritratto dell’attrice Giulietta De Riso. Nel 1910 si trasferisce a Roma, dove condivide lo studio con Prini e dove consolida l’attività pittorica. Sposa, nel 1912, Anna Meotti, sua fidanzata degli anni ferraresi. Nello stesso anno è invitato a partecipare alla prima Esposizione italiana di xilografia organizzata a Levanto dalla rivista L'Eroica.
Nel 1913 e nel 1914 partecipa, con alcune sue sculture, alla prima e seconda Mostra della Secessione Romana. Sono anni in cui si avvicina anche al movimento futurista, verso il quale mantiene un’attitudine autonoma. Dopo la chiamata alle armi del 1916, che lo vede a Ferrara a fianco di Giorgio de Chirico, Melli dal 1917 inizia a Roma una nuova attività, in ambito cinematografico, lavorando per la casa di produzione San Marco Film, per la quale realizza alcuni film e cura scenografie. Prosegue intanto l’attività pittorica e nel 1918 fa parte del gruppo fondatore della rivista Valori Plastici, ideata dal pittore Mario Broglio assieme alla moglie Edita. Si tratta di una pubblicazione molto influente che, uscita in 15 numeri, teorizza il recupero dei valori della tradizione artistica italica ed il ritorno alla cultura figurativa, non disgiunti però da uno sguardo di ampio respiro verso l'arte europea ed in particolare verso la Francia. Approfondendo la sua riflessione teorica sul valore della pittura, molti anni dopo, con gli artisti del gruppo romano Giuseppe Capogrossi ed Emanuele Cavalli, Melli firma, nell’ottobre del 1933, il Manifesto del Primordialismo Plastico la cui frase conclusiva recita: “Dal colore si deve tutto trarre ma il risultato non è colore: è un fatto vivente”.
L’attività pubblica ed espositiva di Melli viene interrotta nel 1938 dalle leggi razziali fasciste che gli tolgono anche il diritto di insegnare. Superate le difficoltà economiche, riprende quindi liberamente a lavorare dopo la guerra nel suo appartamento di tre stanze al quartiere Testaccio di Roma, proprio di fronte al Mattatoio. Qui comincia ad impartire lezioni private di pittura, e ospita ogni settimana giovani amici pittori come Renato Guttuso, Enrico Accatino e Fausto Pirandello. Dal 1945 inizia anche ad insegnare pittura all’Accademia di Belle Arti della Capitale. Nel 1954 la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale. Alla VII Quadriennale romana del 1955 espone nella sezione Mostra antologica dei maestri 1910-30, dove ottiene la medaglia d’oro per la scultura. Palazzo Madama a Torino, nel 1955, gli dedica una sala personale all’interno della mostra Pittori d’oggi Francia-Italia. Nel 1957, anno in cui si tengono due importanti antologiche al Centro Olivetti di Ivrea e all’Ente Premi Roma, escono il volume Lunga favolosa notte, che raccoglie le poesie composte dal 1935, e l’articolo autobiografico Breve storia del pittore M. (in Rinascita, nn. 7-8). Ancora nel 1957, Melli riceve dal Presidente della Repubblica la medaglia d’oro come benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. Roberto Melli muore nel gennaio 1958 e nello stesso anno la Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma gli dedica una retrospettiva, curata da Nello Ponente e Palma Bucarelli.

 

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